Distese di sabbia infinite, ulivi, mare cristallino, gole selvagge, baie solitarie e antichi siti archeologici: così appare Creta nei dépliant turistici. Ma quest’isola custodisce gelosamente un vero diamante grezzo: tra i Lefka Ori a ovest e il monte Ida al centro si estende infatti un deserto di neve a perdita d’occhio, che promette un’esperienza sciistica fuori dal comune. Ammettiamo che parlare di scialpinismo a Creta suona inusuale in un primo momento, ma è proprio questo che ci attira. Siamo cinque ragazze, Sibylle, Emy, Steffi, Alessa e io, Chrissi, tutte lavoriamo da Dynafit, siamo pazze per la montagna e pronte a conquistare Creta sugli sci, per scoprire il mondo mistico che nascondono le sue montagne.
A volte è necessario abbandonare la propria zona di comfort e osare un’avventura, pronti per qualcosa di nuovo. Rendere il surreale reale, vivendo semplicemente i propri sogni.
Arrivate a Chania spicchiamo fra gli altri passeggeri come eccentriche, e con gli sci in mano lasciamo l’aeroporto sotto sguardi increduli. Poco dopo siamo in auto, con la nostra guida George. Dai finestrini aperti entra una leggera brezza marina che ci solletica il naso, e nell’aria si sente profumo più di primavera che d‘inverno. La radio trasmette musica greca suonata da una chitarra, che allieta le tre ore di viaggio che ci separano da Omalos e ci mette dell’umore giusto per vivere la nostra avventura. A circa 900 m sul livello del mare scorgiamo per la prima volta neve ai margini della strada. Neanche un paese in vista! Proseguiamo lentamente fino a che il nostro autista Nikos spegne il motore davanti a una casetta di pietra scarsamente illuminata. Cariche di bagagli apriamo la porta di quello che sarà il nostro alloggio per la prima notte. In un piccolo camino scoppietta un fuoco accogliente, e il proprietario ci dà il benvenuto.
Ci attende una cenetta a base di minestra di verdure, carne di agnello, insalata con feta, tzatziki e involtini di riso in foglie di vite, yogurt e miele per dessert e naturalmente il Raki. Mentre ci gustiamo la cena George ci illustra il tour. Nei primi due giorni attraverseremo la catena montuosa dei Lefka Ori da ovest a est. Ci attendono circa 40 chilometri e 3.300 metri di dislivello. Passeremo la notte in un bivacco…. Come, in un bivacco? Non se ne era mai parlato durante i preparativi! Ci avevano detto di portare un sacco a pelo da rifugio e provviste solo per il giorno, così abbiamo iniziato ad inquietarci. Avevamo solo sacchi letto di seta piccolissimi e zaini sufficienti per un giorno. Una notte in un rifugio di pietra, senza elettricità e acqua, in un sacco letto di seta? A questa prospettiva ci siamo fatte prendere dal panico, ma tanto ormai non potevamo farci nulla. Già la prima notte abbiamo avuto un assaggio di quello che ci attendeva, con le sottili lenzuola, senza coperta, che non ci scaldavano un granché, così la mattina dopo ci siamo svegliate con le gambe pesanti e gli arti intirizziti, nei nostri vestiti da sci. Un solo sguardo dalla finestra, sui bianchi monti Lefka Ori ci ha ripagate delle scomodità e fatto venire voglia di metterci in marcia.
Harscheisen oder Steigeisen?
Ramponi o rampant?
I primi caldi raggi del sole ci raggiungono sull’estremità nord della gola Samaria, con i suoi 17 chilometri la più lunga d’Europa, che segna l’inizio del nostro tour sciistico. George ci racconta che in estate la strada che porta alla gola è intasata di bus turistici, oggi invece non si vede un’anima. Dopo pochi metri di salita ci si apre la vista mozzafiato sul mare libico a sud. I versanti nord dei monti Lefka Ori scintillano d’argento. Sembra una copertura di metallo ma è in realtà ghiaccio, che nei prossimi giorni conosceremo da vicino, anche più spesso di quanto avremmo voluto.
Dal rifugio Kalergi (unico rifugio con gestione sui monti Lefka Ori) si prosegue per la cima Melidau e poi in direzione del rifugio Katsiveli, dove trascorriamo la notte. Il primo giorno è stato meraviglioso, per quanto lungo e faticoso, immersi nella natura incontaminata e lontani da tutto e da tutti. È difficile orientarsi in mezzo a questi cumuli di neve che sembrano tutti uguali, senza croci sulle cime o altri segnali di riferimento. In compenso c’è tanto ghiaccio, veramente tanto. Ci sentiamo talvolta come Bambi quando prova a muovere i primi passi, e neanche i ramponcini ci danno la tenuta necessaria, per questo consigliamo di portare assolutamente i ramponi per fare scialpinismo a Creta. Dopo otto ore di camminata, di cui due nel buio serale, raggiungiamo finalmente il rifugio.
Viva l’ospitalità greca!
Nikos, un amico della nostra giuda, ci accoglie con una tazza di tisana fumante alle erbe e cannella. Sul fornelletto bolle vivace una minestra di verdure, e il termometro del rifugio segnala ben dieci gradi sopra lo zero. Grazie Nikos! Dopo la minestra ci sorprende anche con un grosso piatto di spaghetti al ragù. Coperte pesanti e una borsa dell’acqua calda a testa ci regalano la nottata più calda di tutto il viaggio. Viva l’ospitalità greca!
Ritemprate dalla riposante nottata, ci avviamo il secondo giorno fino alla cima Svourichti, e poi fino al Mikros Trocharis, a 2.410m, la seconda cima più alta dei Lefka Ori, e dopo la salita finale fino al monte Fanari, arriva la lunga discesa fino al Niato Plateau.
C’è proprio tutto: rapide salite, meravigliose discese sul firn, lunghe traversate e un paesaggio mozzafiato: così si possono riassumere questi 2 giorni. Mi hanno colpita in particolare le condizioni stabili della neve: in tutto il territorio non si è vista neanche una slavina nonostante di giorno la temperatura superi i 10 gradi e il sole picchi impietoso sui pendii. “Il manto nevoso è talmente solido che da quando ho iniziato a praticare scialpinismo, nel 1996, ho visto solo due slavine.” ci racconta George. Incredibile per noi, ma meglio così.
La culla di Zeus
Il terzo giorno ci dirigiamo verso valle, in direzione Psiloritis, sui monti Ida, dove secondo la mitologia greca è nato Zeus, il padre degli dei. La via, costellata da limoneti e aranceti, viene attraversata di continuo dalle pecore, che ci sbarrano la strada. Presto ricominciamo ad avvistare neve, e posiamo la macchina per riprendere sci e pelli. Fra il mare di Creta a nord e il mar Libico a sud raggiungiamo il Migero Plateau e proseguiamo fino al monte Kourouna. Il sole primaverile rende questa stretta valle calda come una sauna.
Nella piccola fattoria del sacerdote Andreas, in mezzo al nulla, ci si palesa un mondo fatto di tradizioni e genuina ospitalità, e quel che è meglio, incontriamo altre persone che condividono la nostra passione per lo scialpinismo. Proprio oggi il comitato organizzativo della gara scialpinistica Pierra Kreta si è riunita da Papa Andreas. Andiamo subito d’accordo! Fino a notte inoltrata cantiamo, balliamo, suoniamo la chitarra, beviamo vino e Raki, immersi in discussioni specialistiche sullo scialpinismo. La gente del posto vuole saperne di più su di noi e sulla tecnica dello scialpinismo, ammira il nostro abbigliamento tecnico all’avanguardia e ci spiega di aver organizzato dei corsi per bambini. Raccontano orgogliosi di sé e delle loro montagne.
L’ultimo giorno del nostro viaggio ci porta al mare, per scoprire l’altro lato di Creta, stavolta senza zaino e sci in spalla. Lasciando le montagne e puntando verso Chania i prati diventano sempre più verdi e i colori degli aranceti e dei limoneti sempre più brillanti. I fiori sono rigogliosi, l’aria si riscalda, si sente l’estate. Uomini seduti al margine della strada giocano a carte bevendo caffè: in alcuni paesi il tempo sembra essersi fermato.
Al porto di Chania possiamo finalmente immergere i piedi doloranti nel mare per un bagno corroborante. Sullo sfondo le bianche montagne brillanti dei Lefka Ori sono il perfetto coronamento di un tour scialpinistico in un mondo sconosciuto ed esotico.
Distese di sabbia infinite, ulivi, mare cristallino, gole selvagge, baie solitarie e antichi siti archeologici: così appare Creta nei dépliant turistici. Ma quest’isola custodisce gelosamente un vero diamante grezzo: tra i Lefka Ori a ovest e il monte Ida al centro si estende infatti un deserto di neve a perdita d’occhio, che promette un’esperienza sciistica fuori dal comune. Ammettiamo che parlare di scialpinismo a Creta suona inusuale in un primo momento, ma è proprio questo che ci attira. Siamo cinque ragazze, Sibylle, Emy, Steffi, Alessa e io, Chrissi, tutte lavoriamo da Dynafit, siamo pazze per la montagna e pronte a conquistare Creta sugli sci, per scoprire il mondo mistico che nascondono le sue montagne.
A volte è necessario abbandonare la propria zona di comfort e osare un’avventura, pronti per qualcosa di nuovo. Rendere il surreale reale, vivendo semplicemente i propri sogni.
Arrivate a Chania spicchiamo fra gli altri passeggeri come eccentriche, e con gli sci in mano lasciamo l’aeroporto sotto sguardi increduli. Poco dopo siamo in auto, con la nostra guida George. Dai finestrini aperti entra una leggera brezza marina che ci solletica il naso, e nell’aria si sente profumo più di primavera che d‘inverno. La radio trasmette musica greca suonata da una chitarra, che allieta le tre ore di viaggio che ci separano da Omalos e ci mette dell’umore giusto per vivere la nostra avventura. A circa 900 m sul livello del mare scorgiamo per la prima volta neve ai margini della strada. Neanche un paese in vista! Proseguiamo lentamente fino a che il nostro autista Nikos spegne il motore davanti a una casetta di pietra scarsamente illuminata. Cariche di bagagli apriamo la porta di quello che sarà il nostro alloggio per la prima notte. In un piccolo camino scoppietta un fuoco accogliente, e il proprietario ci dà il benvenuto.
Ci attende una cenetta a base di minestra di verdure, carne di agnello, insalata con feta, tzatziki e involtini di riso in foglie di vite, yogurt e miele per dessert e naturalmente il Raki. Mentre ci gustiamo la cena George ci illustra il tour. Nei primi due giorni attraverseremo la catena montuosa dei Lefka Ori da ovest a est. Ci attendono circa 40 chilometri e 3.300 metri di dislivello. Passeremo la notte in un bivacco…. Come, in un bivacco? Non se ne era mai parlato durante i preparativi! Ci avevano detto di portare un sacco a pelo da rifugio e provviste solo per il giorno, così abbiamo iniziato ad inquietarci. Avevamo solo sacchi letto di seta piccolissimi e zaini sufficienti per un giorno. Una notte in un rifugio di pietra, senza elettricità e acqua, in un sacco letto di seta? A questa prospettiva ci siamo fatte prendere dal panico, ma tanto ormai non potevamo farci nulla. Già la prima notte abbiamo avuto un assaggio di quello che ci attendeva, con le sottili lenzuola, senza coperta, che non ci scaldavano un granché, così la mattina dopo ci siamo svegliate con le gambe pesanti e gli arti intirizziti, nei nostri vestiti da sci. Un solo sguardo dalla finestra, sui bianchi monti Lefka Ori ci ha ripagate delle scomodità e fatto venire voglia di metterci in marcia.
Ramponi o rampant?
I primi caldi raggi del sole ci raggiungono sull’estremità nord della gola Samaria, con i suoi 17 chilometri la più lunga d’Europa, che segna l’inizio del nostro tour sciistico. George ci racconta che in estate la strada che porta alla gola è intasata di bus turistici, oggi invece non si vede un’anima. Dopo pochi metri di salita ci si apre la vista mozzafiato sul mare libico a sud. I versanti nord dei monti Lefka Ori scintillano d’argento. Sembra una copertura di metallo ma è in realtà ghiaccio, che nei prossimi giorni conosceremo da vicino, anche più spesso di quanto avremmo voluto.
Dal rifugio Kalergi (unico rifugio con gestione sui monti Lefka Ori) si prosegue per la cima Melidau e poi in direzione del rifugio Katsiveli, dove trascorriamo la notte. Il primo giorno è stato meraviglioso, per quanto lungo e faticoso, immersi nella natura incontaminata e lontani da tutto e da tutti. È difficile orientarsi in mezzo a questi cumuli di neve che sembrano tutti uguali, senza croci sulle cime o altri segnali di riferimento. In compenso c’è tanto ghiaccio, veramente tanto. Ci sentiamo talvolta come Bambi quando prova a muovere i primi passi, e neanche i ramponcini ci danno la tenuta necessaria, per questo consigliamo di portare assolutamente i ramponi per fare scialpinismo a Creta. Dopo otto ore di camminata, di cui due nel buio serale, raggiungiamo finalmente il rifugio.
Viva l’ospitalità greca!
Nikos, un amico della nostra giuda, ci accoglie con una tazza di tisana fumante alle erbe e cannella. Sul fornelletto bolle vivace una minestra di verdure, e il termometro del rifugio segnala ben dieci gradi sopra lo zero. Grazie Nikos! Dopo la minestra ci sorprende anche con un grosso piatto di spaghetti al ragù. Coperte pesanti e una borsa dell’acqua calda a testa ci regalano la nottata più calda di tutto il viaggio. Viva l’ospitalità greca!
Ritemprate dalla riposante nottata, ci avviamo il secondo giorno fino alla cima Svourichti, e poi fino al Mikros Trocharis, a 2.410m, la seconda cima più alta dei Lefka Ori, e dopo la salita finale fino al monte Fanari, arriva la lunga discesa fino al Niato Plateau.
C’è proprio tutto: rapide salite, meravigliose discese sul firn, lunghe traversate e un paesaggio mozzafiato: così si possono riassumere questi 2 giorni. Mi hanno colpita in particolare le condizioni stabili della neve: in tutto il territorio non si è vista neanche una slavina nonostante di giorno la temperatura superi i 10 gradi e il sole picchi impietoso sui pendii. “Il manto nevoso è talmente solido che da quando ho iniziato a praticare scialpinismo, nel 1996, ho visto solo due slavine.” ci racconta George. Incredibile per noi, ma meglio così.
La culla di Zeus
Il terzo giorno ci dirigiamo verso valle, in direzione Psiloritis, sui monti Ida, dove secondo la mitologia greca è nato Zeus, il padre degli dei. La via, costellata da limoneti e aranceti, viene attraversata di continuo dalle pecore, che ci sbarrano la strada. Presto ricominciamo ad avvistare neve, e posiamo la macchina per riprendere sci e pelli. Fra il mare di Creta a nord e il mar Libico a sud raggiungiamo il Migero Plateau e proseguiamo fino al monte Kourouna. Il sole primaverile rende questa stretta valle calda come una sauna.
Nella piccola fattoria del sacerdote Andreas, in mezzo al nulla, ci si palesa un mondo fatto di tradizioni e genuina ospitalità, e quel che è meglio, incontriamo altre persone che condividono la nostra passione per lo scialpinismo. Proprio oggi il comitato organizzativo della gara scialpinistica Pierra Kreta si è riunita da Papa Andreas. Andiamo subito d’accordo! Fino a notte inoltrata cantiamo, balliamo, suoniamo la chitarra, beviamo vino e Raki, immersi in discussioni specialistiche sullo scialpinismo. La gente del posto vuole saperne di più su di noi e sulla tecnica dello scialpinismo, ammira il nostro abbigliamento tecnico all’avanguardia e ci spiega di aver organizzato dei corsi per bambini. Raccontano orgogliosi di sé e delle loro montagne.
L’ultimo giorno del nostro viaggio ci porta al mare, per scoprire l’altro lato di Creta, stavolta senza zaino e sci in spalla. Lasciando le montagne e puntando verso Chania i prati diventano sempre più verdi e i colori degli aranceti e dei limoneti sempre più brillanti. I fiori sono rigogliosi, l’aria si riscalda, si sente l’estate. Uomini seduti al margine della strada giocano a carte bevendo caffè: in alcuni paesi il tempo sembra essersi fermato.
Al porto di Chania possiamo finalmente immergere i piedi doloranti nel mare per un bagno corroborante. Sullo sfondo le bianche montagne brillanti dei Lefka Ori sono il perfetto coronamento di un tour scialpinistico in un mondo sconosciuto ed esotico.
Distese di sabbia infinite, ulivi, mare cristallino, gole selvagge, baie solitarie e antichi siti archeologici: così appare Creta nei dépliant turistici. Ma quest’isola custodisce gelosamente un vero diamante grezzo: tra i Lefka Ori a ovest e il monte Ida al centro si estende infatti un deserto di neve a perdita d’occhio, che promette un’esperienza sciistica fuori dal comune. Ammettiamo che parlare di scialpinismo a Creta suona inusuale in un primo momento, ma è proprio questo che ci attira. Siamo cinque ragazze, Sibylle, Emy, Steffi, Alessa e io, Chrissi, tutte lavoriamo da Dynafit, siamo pazze per la montagna e pronte a conquistare Creta sugli sci, per scoprire il mondo mistico che nascondono le sue montagne.
A volte è necessario abbandonare la propria zona di comfort e osare un’avventura, pronti per qualcosa di nuovo. Rendere il surreale reale, vivendo semplicemente i propri sogni.
Arrivate a Chania spicchiamo fra gli altri passeggeri come eccentriche, e con gli sci in mano lasciamo l’aeroporto sotto sguardi increduli. Poco dopo siamo in auto, con la nostra guida George. Dai finestrini aperti entra una leggera brezza marina che ci solletica il naso, e nell’aria si sente profumo più di primavera che d‘inverno. La radio trasmette musica greca suonata da una chitarra, che allieta le tre ore di viaggio che ci separano da Omalos e ci mette dell’umore giusto per vivere la nostra avventura. A circa 900 m sul livello del mare scorgiamo per la prima volta neve ai margini della strada. Neanche un paese in vista! Proseguiamo lentamente fino a che il nostro autista Nikos spegne il motore davanti a una casetta di pietra scarsamente illuminata. Cariche di bagagli apriamo la porta di quello che sarà il nostro alloggio per la prima notte. In un piccolo camino scoppietta un fuoco accogliente, e il proprietario ci dà il benvenuto.
Ci attende una cenetta a base di minestra di verdure, carne di agnello, insalata con feta, tzatziki e involtini di riso in foglie di vite, yogurt e miele per dessert e naturalmente il Raki. Mentre ci gustiamo la cena George ci illustra il tour. Nei primi due giorni attraverseremo la catena montuosa dei Lefka Ori da ovest a est. Ci attendono circa 40 chilometri e 3.300 metri di dislivello. Passeremo la notte in un bivacco…. Come, in un bivacco? Non se ne era mai parlato durante i preparativi! Ci avevano detto di portare un sacco a pelo da rifugio e provviste solo per il giorno, così abbiamo iniziato ad inquietarci. Avevamo solo sacchi letto di seta piccolissimi e zaini sufficienti per un giorno. Una notte in un rifugio di pietra, senza elettricità e acqua, in un sacco letto di seta? A questa prospettiva ci siamo fatte prendere dal panico, ma tanto ormai non potevamo farci nulla. Già la prima notte abbiamo avuto un assaggio di quello che ci attendeva, con le sottili lenzuola, senza coperta, che non ci scaldavano un granché, così la mattina dopo ci siamo svegliate con le gambe pesanti e gli arti intirizziti, nei nostri vestiti da sci. Un solo sguardo dalla finestra, sui bianchi monti Lefka Ori ci ha ripagate delle scomodità e fatto venire voglia di metterci in marcia.
Ramponi o rampant?
I primi caldi raggi del sole ci raggiungono sull’estremità nord della gola Samaria, con i suoi 17 chilometri la più lunga d’Europa, che segna l’inizio del nostro tour sciistico. George ci racconta che in estate la strada che porta alla gola è intasata di bus turistici, oggi invece non si vede un’anima. Dopo pochi metri di salita ci si apre la vista mozzafiato sul mare libico a sud. I versanti nord dei monti Lefka Ori scintillano d’argento. Sembra una copertura di metallo ma è in realtà ghiaccio, che nei prossimi giorni conosceremo da vicino, anche più spesso di quanto avremmo voluto.
Dal rifugio Kalergi (unico rifugio con gestione sui monti Lefka Ori) si prosegue per la cima Melidau e poi in direzione del rifugio Katsiveli, dove trascorriamo la notte. Il primo giorno è stato meraviglioso, per quanto lungo e faticoso, immersi nella natura incontaminata e lontani da tutto e da tutti. È difficile orientarsi in mezzo a questi cumuli di neve che sembrano tutti uguali, senza croci sulle cime o altri segnali di riferimento. In compenso c’è tanto ghiaccio, veramente tanto. Ci sentiamo talvolta come Bambi quando prova a muovere i primi passi, e neanche i ramponcini ci danno la tenuta necessaria, per questo consigliamo di portare assolutamente i ramponi per fare scialpinismo a Creta. Dopo otto ore di camminata, di cui due nel buio serale, raggiungiamo finalmente il rifugio.
Viva l’ospitalità greca!
Nikos, un amico della nostra giuda, ci accoglie con una tazza di tisana fumante alle erbe e cannella. Sul fornelletto bolle vivace una minestra di verdure, e il termometro del rifugio segnala ben dieci gradi sopra lo zero. Grazie Nikos! Dopo la minestra ci sorprende anche con un grosso piatto di spaghetti al ragù. Coperte pesanti e una borsa dell’acqua calda a testa ci regalano la nottata più calda di tutto il viaggio. Viva l’ospitalità greca!
Ritemprate dalla riposante nottata, ci avviamo il secondo giorno fino alla cima Svourichti, e poi fino al Mikros Trocharis, a 2.410m, la seconda cima più alta dei Lefka Ori, e dopo la salita finale fino al monte Fanari, arriva la lunga discesa fino al Niato Plateau.
C’è proprio tutto: rapide salite, meravigliose discese sul firn, lunghe traversate e un paesaggio mozzafiato: così si possono riassumere questi 2 giorni. Mi hanno colpita in particolare le condizioni stabili della neve: in tutto il territorio non si è vista neanche una slavina nonostante di giorno la temperatura superi i 10 gradi e il sole picchi impietoso sui pendii. “Il manto nevoso è talmente solido che da quando ho iniziato a praticare scialpinismo, nel 1996, ho visto solo due slavine.” ci racconta George. Incredibile per noi, ma meglio così.
La culla di Zeus
Il terzo giorno ci dirigiamo verso valle, in direzione Psiloritis, sui monti Ida, dove secondo la mitologia greca è nato Zeus, il padre degli dei. La via, costellata da limoneti e aranceti, viene attraversata di continuo dalle pecore, che ci sbarrano la strada. Presto ricominciamo ad avvistare neve, e posiamo la macchina per riprendere sci e pelli. Fra il mare di Creta a nord e il mar Libico a sud raggiungiamo il Migero Plateau e proseguiamo fino al monte Kourouna. Il sole primaverile rende questa stretta valle calda come una sauna.
Nella piccola fattoria del sacerdote Andreas, in mezzo al nulla, ci si palesa un mondo fatto di tradizioni e genuina ospitalità, e quel che è meglio, incontriamo altre persone che condividono la nostra passione per lo scialpinismo. Proprio oggi il comitato organizzativo della gara scialpinistica Pierra Kreta si è riunita da Papa Andreas. Andiamo subito d’accordo! Fino a notte inoltrata cantiamo, balliamo, suoniamo la chitarra, beviamo vino e Raki, immersi in discussioni specialistiche sullo scialpinismo. La gente del posto vuole saperne di più su di noi e sulla tecnica dello scialpinismo, ammira il nostro abbigliamento tecnico all’avanguardia e ci spiega di aver organizzato dei corsi per bambini. Raccontano orgogliosi di sé e delle loro montagne.
L’ultimo giorno del nostro viaggio ci porta al mare, per scoprire l’altro lato di Creta, stavolta senza zaino e sci in spalla. Lasciando le montagne e puntando verso Chania i prati diventano sempre più verdi e i colori degli aranceti e dei limoneti sempre più brillanti. I fiori sono rigogliosi, l’aria si riscalda, si sente l’estate. Uomini seduti al margine della strada giocano a carte bevendo caffè: in alcuni paesi il tempo sembra essersi fermato.
Al porto di Chania possiamo finalmente immergere i piedi doloranti nel mare per un bagno corroborante. Sullo sfondo le bianche montagne brillanti dei Lefka Ori sono il perfetto coronamento di un tour scialpinistico in un mondo sconosciuto ed esotico.
Distese di sabbia infinite, ulivi, mare cristallino, gole selvagge, baie solitarie e antichi siti archeologici: così appare Creta nei dépliant turistici. Ma quest’isola custodisce gelosamente un vero diamante grezzo: tra i Lefka Ori a ovest e il monte Ida al centro si estende infatti un deserto di neve a perdita d’occhio, che promette un’esperienza sciistica fuori dal comune. Ammettiamo che parlare di scialpinismo a Creta suona inusuale in un primo momento, ma è proprio questo che ci attira. Siamo cinque ragazze, Sibylle, Emy, Steffi, Alessa e io, Chrissi, tutte lavoriamo da Dynafit, siamo pazze per la montagna e pronte a conquistare Creta sugli sci, per scoprire il mondo mistico che nascondono le sue montagne.
A volte è necessario abbandonare la propria zona di comfort e osare un’avventura, pronti per qualcosa di nuovo. Rendere il surreale reale, vivendo semplicemente i propri sogni.
Arrivate a Chania spicchiamo fra gli altri passeggeri come eccentriche, e con gli sci in mano lasciamo l’aeroporto sotto sguardi increduli. Poco dopo siamo in auto, con la nostra guida George. Dai finestrini aperti entra una leggera brezza marina che ci solletica il naso, e nell’aria si sente profumo più di primavera che d‘inverno. La radio trasmette musica greca suonata da una chitarra, che allieta le tre ore di viaggio che ci separano da Omalos e ci mette dell’umore giusto per vivere la nostra avventura. A circa 900 m sul livello del mare scorgiamo per la prima volta neve ai margini della strada. Neanche un paese in vista! Proseguiamo lentamente fino a che il nostro autista Nikos spegne il motore davanti a una casetta di pietra scarsamente illuminata. Cariche di bagagli apriamo la porta di quello che sarà il nostro alloggio per la prima notte. In un piccolo camino scoppietta un fuoco accogliente, e il proprietario ci dà il benvenuto.
Ci attende una cenetta a base di minestra di verdure, carne di agnello, insalata con feta, tzatziki e involtini di riso in foglie di vite, yogurt e miele per dessert e naturalmente il Raki. Mentre ci gustiamo la cena George ci illustra il tour. Nei primi due giorni attraverseremo la catena montuosa dei Lefka Ori da ovest a est. Ci attendono circa 40 chilometri e 3.300 metri di dislivello. Passeremo la notte in un bivacco…. Come, in un bivacco? Non se ne era mai parlato durante i preparativi! Ci avevano detto di portare un sacco a pelo da rifugio e provviste solo per il giorno, così abbiamo iniziato ad inquietarci. Avevamo solo sacchi letto di seta piccolissimi e zaini sufficienti per un giorno. Una notte in un rifugio di pietra, senza elettricità e acqua, in un sacco letto di seta? A questa prospettiva ci siamo fatte prendere dal panico, ma tanto ormai non potevamo farci nulla. Già la prima notte abbiamo avuto un assaggio di quello che ci attendeva, con le sottili lenzuola, senza coperta, che non ci scaldavano un granché, così la mattina dopo ci siamo svegliate con le gambe pesanti e gli arti intirizziti, nei nostri vestiti da sci. Un solo sguardo dalla finestra, sui bianchi monti Lefka Ori ci ha ripagate delle scomodità e fatto venire voglia di metterci in marcia.
Ramponi o rampant?
I primi caldi raggi del sole ci raggiungono sull’estremità nord della gola Samaria, con i suoi 17 chilometri la più lunga d’Europa, che segna l’inizio del nostro tour sciistico. George ci racconta che in estate la strada che porta alla gola è intasata di bus turistici, oggi invece non si vede un’anima. Dopo pochi metri di salita ci si apre la vista mozzafiato sul mare libico a sud. I versanti nord dei monti Lefka Ori scintillano d’argento. Sembra una copertura di metallo ma è in realtà ghiaccio, che nei prossimi giorni conosceremo da vicino, anche più spesso di quanto avremmo voluto.
Dal rifugio Kalergi (unico rifugio con gestione sui monti Lefka Ori) si prosegue per la cima Melidau e poi in direzione del rifugio Katsiveli, dove trascorriamo la notte. Il primo giorno è stato meraviglioso, per quanto lungo e faticoso, immersi nella natura incontaminata e lontani da tutto e da tutti. È difficile orientarsi in mezzo a questi cumuli di neve che sembrano tutti uguali, senza croci sulle cime o altri segnali di riferimento. In compenso c’è tanto ghiaccio, veramente tanto. Ci sentiamo talvolta come Bambi quando prova a muovere i primi passi, e neanche i ramponcini ci danno la tenuta necessaria, per questo consigliamo di portare assolutamente i ramponi per fare scialpinismo a Creta. Dopo otto ore di camminata, di cui due nel buio serale, raggiungiamo finalmente il rifugio.
Viva l’ospitalità greca!
Nikos, un amico della nostra giuda, ci accoglie con una tazza di tisana fumante alle erbe e cannella. Sul fornelletto bolle vivace una minestra di verdure, e il termometro del rifugio segnala ben dieci gradi sopra lo zero. Grazie Nikos! Dopo la minestra ci sorprende anche con un grosso piatto di spaghetti al ragù. Coperte pesanti e una borsa dell’acqua calda a testa ci regalano la nottata più calda di tutto il viaggio. Viva l’ospitalità greca!
Ritemprate dalla riposante nottata, ci avviamo il secondo giorno fino alla cima Svourichti, e poi fino al Mikros Trocharis, a 2.410m, la seconda cima più alta dei Lefka Ori, e dopo la salita finale fino al monte Fanari, arriva la lunga discesa fino al Niato Plateau.
C’è proprio tutto: rapide salite, meravigliose discese sul firn, lunghe traversate e un paesaggio mozzafiato: così si possono riassumere questi 2 giorni. Mi hanno colpita in particolare le condizioni stabili della neve: in tutto il territorio non si è vista neanche una slavina nonostante di giorno la temperatura superi i 10 gradi e il sole picchi impietoso sui pendii. “Il manto nevoso è talmente solido che da quando ho iniziato a praticare scialpinismo, nel 1996, ho visto solo due slavine.” ci racconta George. Incredibile per noi, ma meglio così.
La culla di Zeus
Il terzo giorno ci dirigiamo verso valle, in direzione Psiloritis, sui monti Ida, dove secondo la mitologia greca è nato Zeus, il padre degli dei. La via, costellata da limoneti e aranceti, viene attraversata di continuo dalle pecore, che ci sbarrano la strada. Presto ricominciamo ad avvistare neve, e posiamo la macchina per riprendere sci e pelli. Fra il mare di Creta a nord e il mar Libico a sud raggiungiamo il Migero Plateau e proseguiamo fino al monte Kourouna. Il sole primaverile rende questa stretta valle calda come una sauna.
Nella piccola fattoria del sacerdote Andreas, in mezzo al nulla, ci si palesa un mondo fatto di tradizioni e genuina ospitalità, e quel che è meglio, incontriamo altre persone che condividono la nostra passione per lo scialpinismo. Proprio oggi il comitato organizzativo della gara scialpinistica Pierra Kreta si è riunita da Papa Andreas. Andiamo subito d’accordo! Fino a notte inoltrata cantiamo, balliamo, suoniamo la chitarra, beviamo vino e Raki, immersi in discussioni specialistiche sullo scialpinismo. La gente del posto vuole saperne di più su di noi e sulla tecnica dello scialpinismo, ammira il nostro abbigliamento tecnico all’avanguardia e ci spiega di aver organizzato dei corsi per bambini. Raccontano orgogliosi di sé e delle loro montagne.
L’ultimo giorno del nostro viaggio ci porta al mare, per scoprire l’altro lato di Creta, stavolta senza zaino e sci in spalla. Lasciando le montagne e puntando verso Chania i prati diventano sempre più verdi e i colori degli aranceti e dei limoneti sempre più brillanti. I fiori sono rigogliosi, l’aria si riscalda, si sente l’estate. Uomini seduti al margine della strada giocano a carte bevendo caffè: in alcuni paesi il tempo sembra essersi fermato.
Al porto di Chania possiamo finalmente immergere i piedi doloranti nel mare per un bagno corroborante. Sullo sfondo le bianche montagne brillanti dei Lefka Ori sono il perfetto coronamento di un tour scialpinistico in un mondo sconosciuto ed esotico.
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